Voce: Catia Aliberti, Assessore alla Cultura e al Turismo Comune di Vergato La Pieve di Roffeno è una delle più celebri e antiche che si incontrano nell’Appennino Bolognese. Fu ricostruita dalle fondamenta nel 1155 e dedicata alla Beata Vergine, e ai Santi Pietro e Giovanni, intitolazione tipica delle pievi medievali. L’abside è stata definita una delle più belle della nostra diocesi: fu costruita nell’anno 1155 dai Maestri Comacini, provenienti dalla Toscana, come si può vedere dal giglio fiorentino scolpito in un concio di arenaria nel fianco occidentale della stessa abside. All’interno si trova il fonte battesimale: di foggia longobarda, probabilmente del VII secolo, apparteneva alla chiesa preesistente al 1155. Il catino in arenaria è decorato da una corona di delfini che si tengono per la coda: il Battesimo è il sacramento che lega fra loro i Cristiani a Cristo, che la simbologia paleocristiana raffigurava nel delfino. Sulla data del fonte battesimale ci sono due posizioni contrastanti: chi lo colloca in epoca sicuramente longobarda (VII secolo) facendo risalire anche la chiesa a questo periodo, chi invece lo data intorno ai secoli XI - XII. Anche per la sua funzione ci sono versioni discordanti: attualmente è adibito a fonte battesimale, funzione che però non doveva essere quella originaria, in quanto il battesimo avveniva per immersione in vasche. Una recente ipotesi lo ricondurrebbe quindi ad un catino per le offerte simile al “Catino di Pilato” presente all’interno del complesso di Santo Stefano a Bologna.
Voce: Catia Aliberti, Assessore alla Cultura e al Turismo Comune di Vergato L’oratorio della Madonna del Bosco sorse nella prima metà del Seicento lungo una delle più antiche direttrici di valico dell’Appennino, probabilmente con la funzione di \"Hospitale\", luogo per la sosta ed il ristoro dei viandanti. Le origini del santuario si possono fissare ad una precisa data di nascita: 1630, anno della grande peste che colpì l’Italia. Proprio per questo motivo, il piccolo santuario venne dedicato ai santi Sebastiano e Rocco, protettori da questo terribile flagello. L’originaria intitolazione lasciò il posto ad una nuova devozione che si andava diffondendo ad opera dei padri Carmelitani nella seconda metà del Seicento: il culto della Madonna del Monte Carmelo, popolarmente detta del Carmine. Questo titolo venne quindi aggiunto a quello originario e poi lo sostituì completamente. Al titolo venne poi aggiunto l’attributo “del Bosco”, che avrebbe conservato per secoli, ma anche di “Ridicanè” dal nome del Rio che ancora oggi viene chiamato così. Dalla relazione del Cardinale Boncompagni per la sua visita del 1692 alla chiesa, apprendiamo che era stata costruita, come la maggior parte degli oratori di montagna, “ad modum capannae”, col tetto spiovente e a pianta rettangolare. Vi si venerava una statua della Madonna inserita in una nicchia, con una corona d’argento, che veniva portata in processione durante la festa del 16 luglio. Addossate alle arenarie plioceniche, il Calindri vi rileva la presenza di “due anguste cellette parte murate parte incavate nel sasso” ad uso di un eremita, custode di questo oratorio.