Voce: Francesca Biagi, Ufficio Turistico Comune Sasso Marconi Il Sasso di Glosina,
come viene chiamato nei documenti medioevali, è un luogo carico di significati, storici
e simbolici, ed ha sempre avuto attorno a sé un alone di magia e di mistero. Tra le
credenze più antiche spicca quella che vuole la Rupe animata dal Diavolo, da cui il
nome del limitrofo Rio Gemese, che è detto Fosso del Diavolo. Addirittura Salimbene,
pellegrino francescano del XIII secolo, vi ambientò la narrazione di una delle sue
“Cronache”, in cui il diavolo uccise due prossimi novizi, spingendone uno nel fiume
e buttando una pietra in testa all’altro. Ma la Rupe ha una storia che inizia nel
1283, anno in cui fu costruita una chiesa rupestre dedicata alla Vergine Maria, fondata
da Giovanni da Panico, con a fianco un ospitale per accogliere i pellegrini. L’immagine
di terracotta della Madonna con il Bambino divenne quindi attrazione per molti devoti,
con un’affluenza di fedeli paragonabile al Santuario di San Luca di Bologna. Nel 1477,
Nicolò Sanuti, Conte della Porretta, fece scavare una nuova grotta molto più grande
nella quale fu trasferito il santuario. Nel gennaio 1787, un enorme blocco di roccia
si staccò dal soffitto, per fortuna senza conseguenze. Per ragioni di sicurezza il
Santuario e la venerata immagine della Madonna furono trasferite nel Borgo di Sasso
prima in un oratorio e poi nella chiesa costruita tra il 1802 e il 1831 nella piazza
centrale, distrutta nel 1945 da un bombardamento durante la seconda guerra mondiale,
insieme alla quattrocentesca immagine sacra. La Rupe venne anche sfruttata per l’estrazione
di arenaria, utilizzata nel bolognese per l’edilizia: ampie cavità sono ancora oggi
visibili, così come i solchi degli scalpelli e alcuni graffiti incisi dagli operai.
Un calo della domanda di arenaria, però, tra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento,
ridusse la popolazione che vi lavorava ad uno stato di miseria, costringendo la gente
più povera a trasformare le cavità in abitazioni. Ma, durante la notte di San Giovanni,
24 giugno 1892, un’enorme falda di roccia franò, uccidendo 14 persone e ferendone
altre 10.