Non molto è rimasto del castello di Monteveglio. L’antica rocca della Cucherla è totalmente scomparsa e del castello vero e proprio è rimasto il portale, sormontato dal cammino di ronda con merli a coda di rondine (cosiddetti ghibellini), oltre al grande torrione merlato che difendeva il portale. Delle altre torri, mura e costruzioni fortificate restano solo poche tracce.
A Oliveto sono rimasti alcuni antichi monumenti: scarsi resti del castello del XI secolo, dell'oratorio di Santa Maria delle Grazie già esistente nell'anno mille e recentemente restaurato, il campanile-torre attaccato alla chiesa parrocchiale di San Paolo, priva di facciata, con l'ingresso laterale, nella quale è custodita la pala attribuita alla seicentesca pittrice bolognese Elisabetta Sirani, una grande costruzione medioevale chiamata la Casa Grande dell'Ebreo; sui muri è rimasta una vecchia e scheggiata lapide in terracotta, scritta in latino e non facilmente leggibile, che ha permesso di risalire al periodo in cui è stata edificata: nel 1410 da Salomon Mathasia. Essa fu sede della comunità ebraica e della prima banca di tutta la zona; e infìne la Bronzina, costruzione risalente all'ultimo periodo medioevale (ad eccezione della torre incorporata, dell'XI secolo); nel 1527 fu l'albergo dei Grandi di Spagna e successivamente, attorno al XVI secolo la Bronzina fu anche lazzaretto dove venivano ricoverate e isolate le persone colpito dal morbo durante le numerose pestilenze, e poi fonderia di bronzo attorno al 1775.
Del castello, eretto nel 1227, sono rimaste le fondamenta, oggi inglobate in una villa con le cantine, la scarpata del lato ovest, il trecentesco oratorio di S. Ubaldo, oggi adibito ad altri usi ma conservato nel suo graziosissimo aspetto, con finestre ogivali e la torre, un massiccio edifìcio in sasso del '500, sito in una posizione dominante sulla valle del Panaro, che aveva avuto sicuramente la funzione di avvistamento.